Primiero Dolomiti Festival: Matteo Andri
Evento Terminato Concerto a Palazzo Scopoli
- Sala consiliare di Tonadico - Tonadico
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02 dic 2023 - A cura di ApT San Martino di Castrozza, Primiero e Vanoi
Concerto di Pianoforte: ottavo concerto dell'esecuzione integrale delle 32 sonate di L.V. Beethoven. Sonate n°30 - n°31 - n°32
Matteo Andri, pianista
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Sonata n°30 in mi maggiore Op. 109
Vivace, ma non troppo; Prestissimo; Andante molto cantabile ed espressivo -
Sonata n°31 in la bemolle maggiore Op. 110
Moderato cantabile, molto espressivo; Molto allegro; Adagio, ma non troppo;
Fuga: Allegro ma non troppo - Sonata n°32 in do minore Op. 111
Le ultime tre Sonate per pianoforte di Beethoven nacquero quasi
contemporaneamente tra il 1819 e il 1822 in un prodigioso atto di
ispirazione. La ricerca di un nuovo metodo strutturale nella successione dei
brani che formano la Sonata op. 109, sembra essere qui il principale problema
che tormenta Beethoven e che egli chiarisce a favore di una asimmetria di
clamorosa novità: un apparente "squilibrio" tra il Vivace, ma non troppo e il
Prestissimo iniziali, brevi e straordinariamente concisi, e la grande
espansione del «Temacon variazioni», chiave di volta su cui è spostato il
nucleo della Sonata e attorno alla quale orbitano gli altri due movimenti. Le
variazioni raggiungono apici in cui l'annullamento di ogni influenza
temporale e il distacco nei confronti del presente portano queste opere al di
sopra del tempo e dello spazio, ponendole idealmente in un colloquio diretto
con i grandi artefici della Musica prima di Beethoven e dopo di lui.
Il primo tempo della Sonata op. 110, che reca la didascalia con amabilità, è
in forma classica, con esposizione di due temi principali e due secondari,
sviluppo, riesposizione e coda. Il secondo tempo è in forma di Scherzo con
Trio, e il Trio è una delle più bizzarre edivertenti invenzioni pianistiche
di Beethoven, con rapidi e azzardati incroci delle due mani; a conclusione un
alternarsi tra Arioso dolente e una fuga a tre voci, ovvero un accostamento
stilistico e formale che mai prima si era tentato in una sonata per
pianoforte solo. Il manoscritto della Sonata è datato 25 dicembre 1822
("Natale 1822") e, poiché è senza dedica, cosa del tutto inconsueta in
Beethoven, l'argomento così presentato non ci impedisce di interpretare che
la seconda parte della Sonata op. 110, con l'Arioso dolente e con la Fuga
terminante con una apoteosi, faccia effettivamente pensare alla Passione,
Morte e Resurrezione di Cristo e che il primo tempo faccia pensare alla
Natività.
La Sonata op. 111 è la trentaduesima ed ultima del catalogo di Beethoven; i
frutti prodotti non erano più per le esecuzioni e la comprensione pubblica
ma, dati i contenuti, erano più rivolti ad una meditazione privata. La Sonata
consta di due soli movimenti e riprende i prototipi formali più cari al
compositore, la forma-sonata e il tema con variazioni. Aperto da
un'introduzione di grave severità e densissima tensione armonica, il
movimento iniziale supera il bitematismo proprio della forma sonata dando
supremazia al primo tema, un tumultuoso soggetto di fuga che domina tutta la
pagina, uniformandola così al suo carattere severo e impetuoso. Vero cuore
della Sonata è però l'Arietta con variazioni, rispetto alla quale l'Allegro
con brio appassionato costituisce un vasto prologo. La tecnica della
variazione, luogo ideale dell'ultimo Beethoven per la possibilità di giocare
astrattamente con il materiale musicale in sé e per sé, viene sviluppata
nella prospettiva più coerente e insieme visionaria. Il tema dell'Arietta è
di rarefatta essenzialità e di simmetrica articolazione; nelle prime tre
variazioni, che rispettano fedelmente lo schema, esso viene animato
internamente da una progressiva suddivisione ritmica. La tensione accumulata
sfocia nella quarta variazione, che propone lo sfaldamento del tema in
contrapposizioni timbriche e nell'ampliamento dello schema originario. Nella
quinta e ultima variazione il tema torna nella limpida forma originaria, ma
rivestito di trilli e atmosfere fluttuanti che gli attribuiscono una
connotazione sublimata.
Matteo Andri, si è diplomato in pianoforte con ilmassimo dei voti, la lode e la menzione speciale sottola guida della prof. Maria Grazia Cabai e si è laureato in composizione con 110/110 nella classe dei proff. Renato Miani e Mario Pagotto al Conservatorio J.Tomadini di Udine. Si è perfezionato con i maestri Paul Badura-Skoda, Daniel Rivera, Bruno Canino, Boris Petrushansky, Riccardo Risaliti e per la musica da camera con il Trio di Trieste, Il Trio di Parma, con l'Ensemble Modern e l'Ensemble Intercontemporain. Ha vinto diversi concorsi, tra cui il Premio "StefanoMarizza" a Trieste e il III premio al concorso "ZanfiLiszt" di Parma. Ha seguito corsi di direzione con imaestri Ivan Villanova, José Rafaél Pascual Vilaplana e Sandro Gorli. Si è esibito da solista con l'Orchestra Sinfonica del F.V.G., l'Orchestra Mitteleuropa e l'Orchestra del TeatroRegio di Parma. Suona in duo con la violinista Laura Bortolotto con cui si è esibito in Italia, Germania, Polonia, Cile, Svezia, Grecia, Stati Uniti, Turchia, Argentina, Giappone. Sue musiche sono state eseguite alla rassegne di "Udine Contemporanea", nei Conservatorio di Udine e di Bolzano e nella rassegna internazionale "Echos". Parallelamente all'attività pianistica dirige l' "Orchestra Dolamiti", una formazione, da lui fondata nel 2014, composta da musicisti provenienti da tutte le scuole musicali della provincia veneta, con la quale affronta il grande repertorio orchestrale classico emoderno.
Tonadico, Palazzo Scopoli, ore 20.30